querule

giacobine è bello!

25 luglio 2005

lost in the supermarket


fa un freddo, ma fa un freddo che mi scoppia il mal di testa.

dall'altra parte è così pieno di oggetti da comprare, gli scaffali strabordano di roba, che mi scoppia il mal di testa (di nuovo).

ergo: il centro commerciale non fa bene alla salute. nè la mia, nè quella del signore con la gamba di legno, della signora che starnutisce a ripetizione, della mamma livida di rabbia col suo bambino aspirante ladro di pacchetti di patatine svedesi, del medesimo bambino la cui testa è diventata grossa così per via degli scapaccioni, di mia madre che si sta strozzando a furia di colpi di tosse, della signorina che continua a roteare gli occhi all'indietro e a grattarsi gli avambracci tatuati, della ciccionona che deve sedere ogni tot metri ora sul divano ora sul letto nelle confortevoli ancorché piccole ricostruzioni di ambienti familiari "perché c'ha l'affanno".

guardo in alto e "ci piove dentro, a questo coso", dice mio padre. non lo so. ci pioverà dentro? onde verificare la stabilità del prefabbricato, manco fosse il tetto di casa mia, passo la successiva mezz'ora a rimirare il soffitto cercandovi crepe ed oblò accidentali.

un signore ha comprato quattro cassette di buste di latte a lunga conservazione. le soppesava una per una mentre le aggiungeva al carrello. poi ha guardato pensieroso lo scaffale e ne ha tirata giù una quinta.

muoio di freddo. mi si stirano tutte le rughe che ho già, poi se ne aprono di nuove. per entrare nel reparto ittico occorre infilare un'apposito giaccone fornito dalla direzione, ma io non lo sapevo, così mi sento svenire davanti allo spettacolo suggestivo degli astici del cile che corrono per la loro vasca inseguiti da un implacabile retino (o, c-retino).

dall'altra parte, una signora è riuscita a riempirsi il carrello di oggetti nonostante un'unica scaffalatura fosse disponibile alla scelta in questo quarto d'ora di beatitudine prima che il negozio apra. ikea offre la colazione ai fortunatissimi: che sputano via il caffé sciapo e acquoso e fanno apprezzamenti pesanti sui biscotti allo zenzero, ma ciononostante si sentono obbligati a fare piazza pulita di tutto quanto. la signora col carrello già pieno ha saltato il buffet e infilato alla rinfusa nel carrello cestini di vimini di varie misure, tappetini per il bagno, un runner per due persone, candele quadrate, sottovasi. l'ho sbirciata dieci minuti dopo e aveva già posato quasi tutto. e magari rimpiangeva pure la colazione perduta.

una ragazza pure lei tatuata aveva le infradito tutte spinose. spuntoni di gomma nera davanti dietro e sui fianchi. le infradito mocc mocc per la ragazza gotica. davanti a me in fila alla cassa stava una signora col burka. nessuno la guardava, nessuno le ha fatto caso. il cassiere centrafricano era terrorizzato all'idea di non aver passato tutti gli oggetti sotto il lettore ottico.

ho girato dieci minuti a vuoto zigzagando fra reparto merendine e biscotti e reparto scatolame cercando di ritrovare il mio accompagnatore (era al buio, nella stanzina dell'enoteca, che sceglieva vino bianco che poi non ha comprato).

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